venerdì 28 novembre 2008

Il Generale Inverno....


In tempi bui e tempestosi come quelli che, meteorologicamente parlando, stiamo vivendo tornano di moda, per così dire, influenza raffreddori e tutte quelle magagne che i medici e i media etichettano come "di stagione". Con esse purtroppo rispuntano tutte le vaccate possibili ed immaginabili per quel che riguarda terapie ed altro per farle decorrere senza problemi. Ora, non è assolutamente compito mio fare da inquisitore, ma cercherò di fare una panoramica sommaria su cosa c'è di più sbagliato in alcuni comportamenti che la stragrande maggioranza di persone adottano. Dico sommaria perché un quadro completo mi richiederebbe vari giorni di lavoro.
In prima cosa il fai da te. In non ho nulla contro chi pensa di sapersi curare da solo, anzi tutto il mio rispetto, ma in alcuni casi l'inconsapevolezza di fondo sulla questione causa l'effetto opposto di quello desiderato. Mi riferisco a tutte quelle persone che curano l'influenza con gli antibiotici!!! Si vedono moltissime persone che alla prima febbre si imbottiscono di Penicillina e altra robaccia. Ora non ci vuole un luminare in farmacologia per capire che l'influenza è causata da un virus e che questi parassiti cellulari devono essere combattuti al più con ANTIVIRALI, e non antibiotici. (per inciso, è impossibile non sapere che l'influenza è un virus dato che ai primi freddi i nostri magnifici telegiornali ricordano che esiste il "Nuovo Vaccino contro il VIRUS dell'influenza). Questa terapia inventata, oltre ad essere dannosa e non utile all'organismo (si va a caricare di lavoro il fegato che smaltisce i farmaci), non fa nemmeno il solletico al protagonista dell'infezione. E per di più, causa aumento di probabilità di sviluppare resistenza dei microbi per quella data classe di antibiotici così che nel momento del vero bisogno, non funzionano più. La resistenza agli antibiotici è un fenomeno a crescita esponenziale, e del tutto naturale dato che i microbi sono molto abili nel sviluppare strategie per sopravvivere anche in ambienti ostili.
Discorso del tutto analogo si può applicare per il raffreddore e così via.
In secondo luogo, vi sono medici molto poco preparati che per far tacere il lagnoso paziente prescrivono medicinali inutili o comunque non esattamente inquadrati in una strategia terapeutica. Questo accade perché il paziente chiede al suo medico un rimedio che lo rimetta in piedi già il giorno dopo, non sapendo per esempio che la febbre è una condizione che l'organismo adotta come strategia contro invasioni di patogeni esterni. A questo punto il medico coscienzioso dovrebbe prescrivere solo tanto tanto riposo, e magari poche dosi di antipiretico per controllare la temperatura nulla di più. Ma un dottore che fa questo si potrebbe beccare del negligente, tanto perché il paziente ha sempre ragione(?)
Io sono del parere che il nostro corpo è programmato per contrastare gran parte degli insulti microbici, virali o chimici che gli provengono dall'esterno, il fattore tempo è essenziale, bisogna lasciarli spazio di organizzare la difesa e poi di passare al contrattacco se mai, aiutarlo ad aggiustare il tiro con le nostre potenti armi, ma questo dopo che ha già iniziato a fare la sua parte. Trovo inutile imbottirsi di Antipiretici per non avere febbre, è stroncare sul nascere la risposta delle nostre difese immunitarie cioè precludergli la possibilità di fare il lavoro che madre natura gli ha imposto di fare.

domenica 16 novembre 2008

Lo Zio...

Qualche tempo fa, ho aperto un ciclo denominato personaggi, in cui, mi ero ripromesso di descrivere alcune persone, tra le molte che mi circondano, che risultano essere le più "fuori di testa" nel senso buono del termine. Martedì alla laurea della Donata (la morosa del Compare) mi è stato fatto notare che, da quel post iniziale della serie, non ne erano seguiti altri. Di questa mancanza mi scuso, e ci tengo a ribadire che non è per meno stima che non ne erano seguiti altri ma per altre questioni molto più nobili. (Colgo l'occasione per rendere Onore e Omaggio a tale Donzella per il suo traguardo di partenza raggiunto)
Per personaggio così allegramente ritratto nella foto scattata qualche tempo fa in birreria a Punta Sabbioni si chiama Alessandro, detto lo zio in compagnia, non come vincolo di parentela stretta, ma per altri motivi. Personaggione di spessore culturale elevatissimo, ottimo oratore di discorsi seri e non, abile giocatore di molte giochi di carte, fan accanito della gnocca, bravissimo difensore centrale nelle innumerevoli partite di calcetto fatte negli ultimi anni. Il nostro primo incontro, o per meglio dire scontro, è avvenuto al primo anno di università, su un campo da calcetto del Cus, dove, con il compare, avevamo organizzato una partitella. Il furore agonistico ha procurato uno scontro che causò una storta alla sua caviglia e una botta molto dolorosa al mio quadricipite femorale. Da quello scontro calcistico, ci siamo persi di vista per un po' di tempo fino a che, il Compare, non ha avuto la geniale idea di invitarlo al mare il primo anno che sono andato in quel di Jesolo. Quei due o tre giorni in cui abbiamo formato un trio delle meraviglie; in spiaggia, dove ci siamo guadagnati la fama di "giocatori di serie A" grazie alla nostra tenacia, e al bar, per le nostre bevute serali, sono stati molto esaltanti. L'anno accademico successivo, ci ha visto impegnati nel torneo di calcio a 5 dei Ludi del Bo, con dei buoni risultati avendo vinto un paio di partite. In quell'occasione in nostri caratteri combattivi si sono scontrati sulle posizioni da tenere sul terreno di gioco, ma nulla di che! Il secondo anno a Punta Sabbioni è stato, come si suol dire un macello... in quanto, oltre alle solite partite a calcetto e bevute in compagnia ci siamo avventurati nel formulare una nostra teoria sessista sulle donne. Dato che la tipa del chiosco verde (CHE SALUTIAMO!) era una maga a farci il Moijto, noi simpaticamente volevamo rapirla, metterla su una mensola in tenda e ogni tanto con un gettone(stile macchinetta del caffè) ce lo faceva. Cos'altro dire: studente di Scienze Politiche, con orientazione politica abbastanza dissimile dalla mia, ma non lo fa pesare più di tanto, anzi è motivo di coglionameto reciproco, e persona molto ma molto disponibile. Nella gerarchia sociale che è venuta a crearsi all'interno degli amici del mare, ricopre il ruolo dello Zio, lo zio buono che spara cagate a nastro per cui tutti sorridono anche se la giornata non è proprio il massimo, o se la tipa di turno ti ha dato PICCHE!
Many Thanks, ancle for your idiozia! non cambiare mai... taaac! è il papi che parla!!!

domenica 2 novembre 2008

Tutto sommato, siamo un po' tutti animali!

Tutti gli esseri umani sono programmati per vivere emozioni. Esse possono essere belle, brutte, da ricordare per molto tempo, da dimenticare il prima possibile. Da queste riflessioni, per così dire poco scientifiche, si può prendere spunto per capire da dove esse prendono vita, e perché in molti casi sono poco controllabili. Anatomia e Istologia(scienza che studia la struttura e la proprietà dei tessuti biologici) insegnano che, racchiuso nella neocorteccia dell'encefalo umano, il più sviluppato nel mondo biologico, vi è un'area che nel corso dell'evoluzione ha subito pochissime variazione da quello che era il progetto iniziale di madre natura, quest'aera è chiamata lobo Limbico. E' costituita da un anello di tessuto corticale dalla conformazione poco sviluppata, e da una serie di strutture profonde associate ad esso tra le quali ricordiamo Amigdala e Ippocampo. E' d'uso comune definire l'insieme di queste strutture Paleocorteccia. In questa seppur primitiva parte dei nostri centri superiori vengono elaborate tutte quelle risposte che sono definite emozioni, istinto e quant'altro, cioè quello che con la razionalità tipica di risposte elaborate nella Neocorteccia non ha nulla a che fare. Prendiamo ad esempio l'impulso della Rabbia, le situazioni che fanno perdere la pazienza vengono elaborate nel lobo limbico e più precisamente nell'Amigdala. Se ci si ferma un momento a riflettere, quando si è in uno stato di collera si dice che "l'individuo è accecato dalla rabbia". Se si scompone questa affermazione e la si analizza dal punto di vista fisiologico è perfettamente pertinente dato che la Paleocorteccia ha scarsissime connessioni con la porzione del nostro encefalo che dona la razionalità. Alcuni studi fatti in passato avevano la presunzione di capire se un individuo era pericoloso per la società valutando la grandezza di questo nucleo, stupidaggine enorme, grazie al cielo non si è fatto più nulla in tal senso, ne immaginate le strumentalizzazioni!?
Un'altra emozione importante da analizzare è la Paura. La paura è un riflesso di tipo conservativo per la specie, cioè se una cosa è pericolosa per la sopravvivenza dell'individuo evoca paura, tale evocazione avviene proprio nell'Amigdala associata al lobo limbico. Uno stimolo visivo che provochi una profonda attivazione del nucleo predetto causa una reazione ed una sensazione molto spiacevole all'individuo, e in dati casi prepara l'organismo alla "fuga" o al "combattimento". Questo istinto è chiaramente stato conservato durante tutta l'evoluzione in quanto positivo per la specie in questione.
Molte altre pulsioni sono elaborate in questa zona primitiva come il comportamento sessuale, il disgusto, la placidità e così via. La caratteristica comune a tutte è la scarsa controllabilità da parte del raziocinio, e la lunghezza della loro durata. Questo dovrebbe far riflettere nel senso che, siamo animali superiori, ma molte delle nostre sensazioni vengono ancora controllate dalla stessa porzione di encefalo che le controllava nei primi primati che sono comparsi sulla terra.
A questo proposito, aveva proprio ragione William F. Ganong professore emerito di fisiologia dell'università della California quando diceva: Nell'uomo la Neocorteccia siede sulla parte più antica del cervello, come un cavaliere su di un cavallo senza redini. Per cui le risposte agli stimoli sono più lunghe e complesse.

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