Tra strategie che Madre Natura ha elaborato nel corso dell’evoluzione delle specie, per la sopravvivenza dai predatori, ve n’è una di molto interessante e allo stesso tempo diabolica.
Per la verità, la strategia che tra poco vi illustrerò è una combinazione di stimoli visivi e biochimici per l’aspirante predatore.
Danaus Plexippus è il nome scientifico per una meravigliosa farfalla denominata volgarmente La Monaca. È originaria del nord America e a dispetto dal nome docile e mite che ispira fiducia nel corso della sua evoluzione ha adottato uno stratagemma infernale per evitare di finire in pasto a tutti quegli animali che si cibano di bruchi e farfalle. Sin dai primi giorni del suo stadio larvale, per evitare di finire in pasto a qualche predatore, sviluppa una colorazione a strisce parallele Giallo Blu rigate di bianco molto sgargiante, e questo nel regno animale è sinonimo di pericolosità o quanto meno di attenzione per possibili conseguenze nefaste. Successivamente il bruco durante il suo sviluppo è solito cibarsi di gradi quantità di foglie di Oleandro, che contengo altissime concentrazioni di Glucosidi Cardioattivi. Ai più questo nome dice poco o nulla, ma è una denominazione Chimico farmaceutica che racchiude i famosi principi attivi della DIGITALE che vengono somministrati nei casi di insufficienza cardiaca per migliorare la forza di contrazione del miocardiocita. Il meccanismo con cui agiscono queste molecole è molto singolare, blocca selettivamente una particolare proteina della membrana della cellula, chiamata Na+/K+ ATPasi deputata alla formazione del gradiente ionico necessario affinché vi sia risposta contrattile. Il blocco di questa “pompa” di membrana provoca ritenzione di Na+ nella cellula che per riportare alla normalità la situazione attiva un’altra proteina, il canale Ca2+/Na+ che espella Na+ e introduce Ca2+ con ovvio miglioramento dalla forza contrattile (il Ca2+ è lo ione che provoca contrazione dei muscoli!). I problemi di questi principi attivi è che hanno un ridotto intervallo terapeutico, in altre parole sono molto tossici e se non si fa molta attenzione si corre il rischio di intossicarsi con conseguenze anche letali.
È proprio questa la genialata di Madre Natura, il bruco della Monaca è completamente insensibile agli effetti velenosi di questi composti, tanto che li concentra in se stesso, e se uno sventurato predatore (o pirla oserei dire!!) mangia il bruco si intossica con possibili conseguenze letali. Se per caso non ci lascia le penne, la volta successiva che vede un bruco di quella morfologia li associa i colori al malessere che ha provato la volta precedente e ci pensa bene prima di rimangiarlo.
In questo modo il bruco si nutre, cresce ma al tempo stesso si difende con la strategia dei colori e dei composti velenosi.
Struttura di un glucoside cardioattivo cardenolidico.
3 commenti:
Questo articolo è l'ennesima chicca del tuo ottimo repertorio di post di chimica medica!! non sapevo che questa bella farfalla avesse sviluppato un sistema difensivo così sottile e sofisticato.. come sempre le più belle sono anche le più pericolose!! (a parte forse ancora tra gli animali il caso del pesce-palla con la sua tetradotossina, la tossina più velenosa del mondo (!!!), il quale non è propriamente il prototipo della gnocca del mondo animale!! :-D)
Grande G, bell'articolo!!!
Meglio di Paco Lanciano!sembra di vedere super quark..!
oh ragazzi lo sapete che state nutrendo la "bestia" che è i me... cioè il mio orgoglio da super macho! GRAZIE sono onorato!
Posta un commento