venerdì 12 ottobre 2007

Interferoni α contro il male....


Come naturale prosecuzione del post pubblicato mercoledì contro l'ignoranza in senso lato della categoria medici di base, propongo una breve descrizione su una patologia d’origine virale che molte persone, compreso qualche medico, ritengono incurabile o comunque difficilmente curabile, l'epatite C.

Questa patologia è dovuta ad un virus a RNA (acido ribonucleico) denominato HCV. Si presenta come una cronica infiammazione con distruzione degli epatociti che compongono il lobulo epatico (unità funzionale del fegato). L'infiammazione è cronica in quanto il virus rimane in replicazione nelle cellule senza che il sistema immunitario, in particolare, i linfociti T (cellule della serie bianca del sangue) riescano a rimuoverlo del tutto. Questo causa una continua infezione e distruzione cellulare, che può sfociare in cirrosi (deposito di tessuto connettivo, al posto di quello epatico) se lo stroma (organizzazione precisa delle cellule epatiche) è intaccato, o la maggior probabilità si sviluppare cancro.
Il virione dell'epatite C (HCV) è costituito da una da un pericapside (involucro) di costituzione simile a quella delle membrane cellulari (lipidi) con annesse proteine per il riconoscimento e l'aggancio all'epatocita. Possiede un codice genetico a 2 filamenti di RNA ed enzimi chiamati trascrittasi inversa in grado di produrre DNA da integrare nel genoma dell'ospite. Una volta integrato nel genoma dell'ospite sfrutta strutture eucariotiche per la produzione di proteine virali per formare nuovi virioni che estenderanno l'infezione.
Da quanto scritto è chiaro che il virus è un parassita e bisogna studiare strategie in grado d’eradicarlo, strategie farmacologiche comprendono farmaci quali, la ribavirina (antimetabolita in grado di interferire con la sintesi di mRNA per la produzione di proteine virali), e farmaci che impediscono l'attività della trascrittasi inversa (impedendo perciò al virus di divenire operativo).
Dal 1990 però si è iniziato a studiare il modo di indirizzare il sistema immunitario precisamente verso il virione, visto che il nostro organismo è una macchina perfetta, ha le armi per contrastare i virus, bisogna solo aiutarlo a direzionare (citochine interleuchine) specificatamente le azioni specifiche. Ancora meglio è la terapia a base di INTERFERONI α 2a/b. Gli interferoni sono proteine (GLICOPROTEINE) endogene prodotte da cellule della serie bianca del sangue. Sono potenti agenti antivirali in grado di impedire alla cellula malata di produrre le proteine virali. Più in dettaglio queste proteine impediscono la sintesi proteica derivata da m-RNA (esogeni) riconosciuti come non propri del corpo, in pratica quelli virali.
La strategia con gli interferoni va sotto il nome di terapia biotecnologia. Vi sono attualmente 5 specialità biotecnologiche approvate in terapia, alcune delle quali approvate già agli inizi degli anni 90 e altre sono in fase avanzata di studio. Io, quale animale pensante, mi chiedo il perchè i sopraccitati medici di base non sanno tutto questo, e che definiscono pericolose queste terapie. Fatta eccezione per un po' di febbre, non hanno particolari contro indicazioni, dato che sono SOSTANZE ENDOGENE. E altresì mi chiedo come fa un medico a dire che il virus è "dormiente" e non da problemi se la ricerca di RNA virale è positiva!? (Questa analisi palesemente dice il contrario, che il virus è in attiva proliferazione!). Tanto più che sono state affinate le terapie ed ora l'interferone α 2a viene somministrato in associazione con ribavirina per una maggior efficacia della terapia.
Il succo del discorso è, che quello che era impossibile 20 anni fa magari oggi si cura con facilità, e per riprendere concetti già noti bisogna usare la propria INTELLIGENZA e approfondire le cose.

Nota: spero di aver descritto questa cosa con la maggior chiarezza possibile senza trascurare dettagli tecnici! -G-

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo la maggior parte dei medici non conosce nemmeno metà delle cose che hai detto...rendendo critica una situazione già di per se preoccupante preferendo starsene buoni con le mani in mano...

Tuttavia c'è da dire che le cure a base di interferone portano ad una rapida osteoporosi...e che sfortunatamente non in tutti i casi si possono usare (specie negli anziani o in chi sono già evidenti processi di osteoporosi, artrite reumatoide ecc)

Comunque sia...tra il morire immersi nelle scorie del proprio corpo e un po' di febbre ed eventuale osteoporosi non credo che la scelta sia poco scontata...

Unknown ha detto...

Di fronte ad una trattazione così accurata posso aggiungere ben poco: l'interferone-alpha è attualmente l'unica terapia efficace, in associazione con la Ribavarina, per l'epatite da HCV. Questa si manifesta come detto come una forma cronica che può evolvere in un 15-20% verso la cirrosi epatica.
Per quello che riguarda i medici di base: credo che come sempre non si possa fare tutto di un'erba un fascio. credo che oggi più che mai il medico di base sia una professione di per sé fondamentale in quanto, poiché si sta assistendo anche in Italia come altrove ad una progressiva Superspecializzazione dei medici specialisti (esempio eclatante gli Stati Uniti dove veramente il fenomeno ha preso dimensioni tali che ogni specialista non sa ormai nient'altro che il suo ristretto campo di studio), rimane l'unico professionista che dovrebbe trattare un paziente nel suo complesso nella sua interezza (la famosa medicina olistica)ed indirizzare lo stesso verso l'eventuale specialista. Detto questo non non voglio giustificare l'incompetenza che ahimé spesso si sente riferita a questa categoria, tutt'altro in quanto come ho detto la mancanza risulta tanto più grave nella misura in cui viene meno il suo ruolo fondamentale di porre il sospetto diagnostico, sfrondando il campo da tutte le altre ipotesi. In sintesi, credo che questa sia il compito del medico di base oggi: analizzare accuratamente il paziente tramita una buona anamnesi, Esame obiettivo e poi eventualmente prescrivere una serie di esami da fare e/o un consulto specialistico. Si vede bene, che se affrontato in questo modo e non come un mero e semplice "lavoro d'ufficio" (come purtroppo molti, troppi fanno!) questa specialità (perché oggi lo è diventata)di medicina generale non per niente banale, né facile e rappresenta, a mio avviso, una delle grandi sfide che questa nuova generazione di medici è chiamata ad affrontare, una sfida che richiede una formazione ed un aggiornamento professionale e tecnico continuo da una parte, senza tralasciare l'aspetto olistico e più generale, "umanistico", del paziente in quanto persona e non puro e semplice complesso di sintomi.

Giò ha detto...

I commenti che sono stati fatti in questo post sono stati molto efficazi dettagliati, questo mi fà ben sperare per un futuro in cui si possa avere uno spirito critico verso il proprio medico e non prendere ad occhi chiusi la pastiglietta!

Anonimo ha detto...

Interesting to know.